Consigli di lettura #2, permettetemi di dirlo, un Natale con lo struggimento "umano".

Terminata la lettura di Neuromante sono giunta ad alcune conclusioni. Per la recensione del romanzo vi rimando a quella presente su Goodreads, mentre adesso voglio parlarvi più specificatamente della sensazione che mi ha lasciato, sopratutto paragonando quest'opera di Gibson a quelle di Dick.

Paragone abbastanza ovvio, giustamente, tuttavia mi piacerebbe sottolineare e condividere questa mia impressione. In pratica, Dick e Gibson sono due facce di una speranza mista ad angoscia, in un momento in cui la tecnologia non era ancora così "avanzata" come lo è adesso.
Dick e Gibson hanno guardato insieme in un abisso costellato di disperazione e di sragionare umano, e poi hanno alzato gli occhi verso l'onnipotenza a la micidiale magnificenza delle macchine. Niente di più semplice. Solo che le conclusioni a cui sono giunti, seppur simili, sono totalmente differenti. Due scuole di pensiero diverse, un Dick impressionista, un Gibson espressionista.


Dick ha preso l'uomo, la macchina, la realtà, la simulazione, un'attenzione psicologica nei confronti dei suoi personaggi invidiabile. Dick ha dissezionato l'uomo, ne ha colto le paranoie e le fissazioni. Molti dei suoi personaggi hanno appunto discrete turbe mentali, difficoltà nell'accettazione della realtà, realtà che molto spesso è confusa, realtà che non è chiaro quanto sia davvero tangibile, o quanto sia una subdola, o meno, illusione. L'uomo è un uomo psicologicamente profondo, ricco, inquieto, la macchina è il suo riflesso, o meglio, il suo termine di paragone in una società che molto spesso cammina sul limite del distopico. Le macchine, o meglio, gli androidi, sono figure disarmanti. Spesso più che umane, spesso distorte, gli androidi sono l'ennesima spinta verso l'abisso per l'uomo, che deve ritrovarsi faccia a faccia con un riconoscimento morale ed etico nei confronti di chi magari non ha innestata la moralità nei propri circuiti. Il mondo in cui si muove Deckard, esempio davvero lampante, è un mondo dove regna, più o meno coscientemente, nel suo caso a livelli esasperanti, una crisi personale. La tecnologia da una parte, con gli androidi letali ma forse umani, l'uomo dall'altra, che non ha appigli, morali, religiosi, etici.



Poi c'è Gibson, che guarda torvo la situazione. Gibson è il killer, il cecchino della resistenza umana. La cosa forse può non apparire chiara, ma è così. Gibson ha un mondo dove le macchine sono il mondo, Gibson ha il cyberspazio. La sua realtà non può mai ritrovarsi a fare i conti con quanto sia reale, o almeno, non dal punto di vista etico e morale, perché è chiaro che non è la realtà, è la Matrice. I suoi personaggi infatti sono distrutti, persi, sono di per sé immorali. Case è un tossico, è un assassino, non ha speranze "Cosa ami?". Il fatto che lo stile di Gibson sia un bell'hard boiled che sfiora l'esasperazione porta anch'esso distruttività alla visione, nessun filtro, nessuna istruzione. Le multinazionali, il potere in mano a pochi, la autodistruttiva vita nello Sprawl.

Il punto è questo, Dick prende l'uomo, lo associa alla macchina, come ho detto disseziona la situazione, con interesse psichiatrico ne coglie lo struggimento. Dick crede in una possibile compatibilità? Probabilmente. Forse crede anche in una vita migliore per i suoi personaggi dissociati dalla realtà. Gibson prende l'uomo, ma non lo associa alla macchina, Gibson le mette insieme. Di fatto Dick è un precursore un modello, per il cyberpunk. Ma in ogni caso è notevole il fatto che pur avendo lo stesso sintomo critico in alcuni aspetti leggendo Dick si abbia questa voglia di presa di coscienza, mentre leggendo Gibson affiora maggiormente una voglia di riscatto, una voglia di correre.
Come ho detto, il paragone è banale, e magari sotto alcuni punti di vista anche scorretto, nei confronti di entrambi, comunque sia leggere prima un romanzo e poi un'altro è meravigliosamente intenso, umano, proprio perché in un mondo dove di umano c'è ben poco. Consiglio di iniziare da "Neuromante" (Mondadori Classici Moderni) o da "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" (Fanucci Collezione Dick), da come "vi sentite". 

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