Paper Moon
Questa estate, ormai è appurato, sarà dedicata al fantasy e allo sci-fi.
Non per il bisogno di fare chissà quale immenso e assurdo recupero, sono due generi che leggo spesso e con costanza. Il problema è un altro, ben più grave: ho troppi libri da leggere. Libri che si accumulano ce ne sono sempre, chiaro, il problema è che sto accumulando titoli che "devo leggere subito". E poi invece no, chiaro. 
Quindi, per non far rimanere male nessuno (mi riferisco ai libri, chiaro) ho deciso di smaltire un po' i romanzi e le raccolte che rientrano in questa categoria. 


 


I regni del fuoco: la profezia dei cinque draghi, Tui T. Sutherland (Battello a Vapore):
Questa saga è una droga. No, non sono mai cresciuta.
Mi difenderò (ma neanche ci provo) dicendo che la Sutherland ha unito dinamiche fantasy (la guerra tra razze, luoghi ben localizzati su mappe, posti segreti nel cuore delle montagne), insieme ad eventi capace di tenere il lettore incollato alle pagine, grazie a un ritmo narrativo scandito da intrighi perfetti.
Bonus: cuccioli di drago. Finalmente un po' di giustizia. Solo Martin è riuscito a dare un'idea abbastanza "realistica" di cosa possa davvero rappresentare un piccolo essere sputafuoco capace di crescere a dismisura diventando letale.
Ma Martin ha comunque collocato i draghi in un mondo popolato da umani. Qui i draghi sono i padroni.

Io sono vivo, voi siete morti, Emmanuel Carrère (Adelphi): 
Un Impero che non è mai cessato, la continua lotta tra finzione e realtà (ma sopratutto tra il koinos e l'idios kosmos, battaglia infinità ancor più terrificante perché propria dell'uomo, interna e feroce, ma anche della macchina-simulacro) per conquistare l'egemonia.
La storia di Dick è certo riflessa nei suoi romanzi, tra il ghigno di Palmer Eldritch e l'eterna inconsapevolezza di Hawthorne Abendsen, ma è sopratutto la figura continuamente sospesa di Dick stesso, sempre al confine e che coglie sempre l'occasione, fortunatamente, di dire la sua, cercando di varcare lo specchio, o almeno cercando di decifrare le scritte che vi compaiono.

 


Cento posie d'amore a Ladyhawke, Michele Mari (Einaudi): Intermezzo. 
Un canzoniere struggente e allo stesso modo infimo.
Da Shakespeare a Ladyhawke, il passo è davvero 
brevissimo (bello e crudele).

Le meraviglie del possibile: antologia della fantascienza, Carlo Fruttero (Einaudi):
Una delle raccolte più belle e sinceramente essenziali che mi siano mai capitate sotto il naso. Dai pianeti ostili, luoghi estranei, dove la speranza folle conduce il viaggiatore infine a cercare una qualsiasi traccia di vita, anche la più avversa. Creature troppo diverse, creature nascoste. simulacri umani che non sono altro che macchine terribilmente simili a noi. Viaggi nel tempo e paradossi. Distopie e infine il post umano. Un lungo percorso, una traccia senza fine. (Ho scoperto Fredric Brown e Heinlein, la mia mente canta).

Altro piccolo romanzo letto in un intermezzo è stato Premessa per un addio di Gian Luca Favetto (NN Editore), ma c'è già un delirio al riguardo in programma. 
Al momento in lettura ci sono due cult assurdi: Lontano dal pianeta silenzioso del nostro caro amico cattolicone Lewis, e il brillante e meschino Terry Pratchett, perché sì, ho iniziato la serie Discworld, di conseguenza The colour of magic mi sta facendo morire.
Ho comprato un sacco di roba, però ne ho anche smaltita un bel po'.
Anzi, diciamo pure che ho recuperato letture che ormai erano da affrontare da un bel pezzo. 

  • I Buddenbrook, Thomas Mann. Dunque, cominciamo col dire che io ancora non avevo letto niente di Thomas Mann. Sinceramente nella mia testa il libro da cui iniziare era La montagna incantata. Ma anche chi se ne frega. I Buddenbrook è stata una lettura ricchissima. Una famiglia enorme che fallisce, crolla, un pezzo alla volta. Ed è proprio così, un passo alla volta i Buddenbrook commettono errori, e tutto quel clamore del loro fallimento non è poi così sincero. La caduta non è annunciata, ma è logica. I Buddenbrook marciscono, le tende eleganti, la Sala dei Paesaggi, i pranzi sontuosi. Tutto marcisce, tutto se ne va, raccontato con un eleganza incredibile.
  • The Martian, Andy Weir. Credo di essere stata più che eloquente qui. Niente frasi fatte, niente drama spaziale (qualcuno ha detto Interstellar?), solo realismo e ingegno, grazie a un protagonista fantastico e ironicamente perfetto. Vogliamo poi parlare dell'ironia tragica quando boom! spunta la Nasa? O se proprio volete il drama, parliamo dell'equipaggio che lo ha abbandonato lì? G E N I A L E.
Questi sono i preferiti. 2/5. Non è male, però ecco, tanto per dirne una, Pretty Monsters che si prospettava come una lettura adatta al periodo di Halloween (mi pare di averla trovato su un articolo di Finzioni al riguardo) e che molti avevano trovato fosse una sorta di raccolta alla Gaiman, proprio no. Una delusione immensa. I racconti iniziano tutti bene. Anzi benissimo, sono accattivanti da morire. Però poi si perdono, aggiungono troppi ingredienti oppure omettono sfumature che forse non ci sarebbero state malissimo. Sembra che l'autrice avesse in testa un mantra, uno solo: stupire, stupire, stupire!
Però non ci è riuscita un granché, almeno con me. 
Da una raccolta di racconti di questo tipo mi aspetto pagine piene di suspense, di infidi trucchetti. Se poso il libro per riprendere altre letture, no, non ci siamo. Oppure Bella era bella morta era morta, carino ma meh (definizione accurata direi, ne parleremo poi). Meno di Zero invece mi è piaciuto parecchio (ma non il mio Ellis preferito).
Ah, poi mi sono voluta fare un po' male leggendo robaccia e ho letto questo. Ripeto: ma davvero?

Voi invece? 
Partiamo subito col chiarire una cosa. Io ancora non ho visto il film (sono troppo saccente per vedere prima il film, mi pare ovvio), ma quello che ho sentito dire in giro riguardo a The Martian è: troppa matematica, troppa ingegneria, sono ignorante, non comprendo. 
Ragazzi, io sono così poco propensa alla matematica che mi imbarazzo anche davanti a un'espressione con le graffe aiutando mia cugina di tredici anni.
Eppure questo libro l'ho adorato. Se davvero la matematica fosse un problema non l'avrei divorato in due giorni. Due giorni su Marte. Ok, magari certe cose sono un po', ehm, ostiche? Ma il punto è che Mark Watney vi spiega quel che fa. D'altronde non ha altro da fare.


Il suo equipaggio lo ha involontariamente abbandonato sul pianeta rosso credendolo morto. Ma Mark non lo è affatto. E sì, si trova in una posizione poco confortevole, per dirlo con parole sue "I'm pretty much fucked". Ma di morire non ha per niente voglia. 
The Martian è geniale perché è lontano dallo stereotipo del drama ambientato nello spazio, fatto di frasi fatte (ehm, Interstellar? Nooo, chi l'ha detto?), lacrimoni e ansie su ansie su ansie. 
Mark è tremendo, in senso buono. È ingegnoso (coltiva patate, crea acqua e ossigeno, per dire), ma è sopratutto divertente. Perché quell'ansia da sci fi bellissima c'è (insomma, questo o muore di fame o di qualcosa ci sta che schianti sicuro visto che gioca al piccolo chimico di continuo), ma lui è ironico, impertinente. 
"I chipped his sacred religious item into long splinters using a pair of pliers and a screwdriver. I figure if there’s a God, He won’t mind, considering the situation I’m in. If ruining the only religious icon I have leaves me vulnerable to Martian vampires, I’ll have to risk it."
E sta qui il punto a favore di un realismo agghiacciante. Lui ha paura. Spesso. Ma è umano. E quello che riesce a fare (coltiva le patate ragazzi, le patate! Questo libro lo dovete leggere quando l'autostima l'avete sotterrata in un forziere in giardino) è reso ancora più verosimile grazie a questo.

E poi boom, spunta la Nasa. Perché effettivamente un romanzo intero solo sui suoi aggiornamenti avrebbe poco senso no (ed è effettivamente ho scoperto che molte persone non lo leggono anche per questo "Nel libro sarebbe più noioso). Col cavolo. Avete mai sentito parlare di ironia tragica? Ecco che cosa succede quanto spunta la Nasa. 
Volete comunque un po' di drama? Nessun problema, non vi sarete mica dimenticati dell'equipaggio che lo ha abbandonato su Marte. Il loro POV dove lo volete mettere?

Leggete questo romanzo! Dio santissimo, leggetelo! 

"My asshole is doing as much to keep me alive as my brain."
È forse possibile unire un sacco di cose terrificanti, ambigue, capaci di suscitare un "sense of wonder" che sfocia poi nel più completo raccapriccio? Ma, sopratutto, è possibile unirle e non creare una bruttissima opera che sfamerà solo la vostra voglia di leggere del pattume privo di riflessioni? 
Sì. Basta che vi procuriate "Le macchine infernali" del buon vecchio Kevin Wayne Jeter (uscito negli Urania) e sprofondiate in un labirinto di stradine londinesi per farvi accapponare la pelle. 


  • Jeter è l'inventore del termine steampunk. Ora, il mio fedelissimo compagno ne ha parlato anche qui,facendo il punto su quanto tra l'altro la gente si approfitti del termine e permetta alla propria persona di sfoggiare abiti che con lo steampunk hanno ben poco a che fare. Il punto è che in ogni caso in questo romanzo travalichiamo un bel po' il classico steampunk, per avere effettivamente un tripudio di stranezze e ucronie spaventose. Lo steampunk è la mera facciata, una scusa per mettere in scena stranezze e temi ben più spaventosi, dove il tic tac di un congegno a molla contorna il tutto. Quando il povero Signor Dower, orfano di un padre famoso per i suoi automi canterini, viene contattato in merito a un strano marchingegno, piomberà nelle assurdità più tremende.
  • Per l'appunto abbiamo un bel miscuglio di cose fatte bene. E sottolineo fatte bene. Come ho già detto poteva venirne fuori un'opera molto sciatta, oppure un bel polpettone indigesto. E invece abbiamo dell'ottimo scifi, dell'horror e pure del fantasy. Non scherzo. Sopratutto riguardo all'horror. Del resto sono venuta a sapere che Jeter ha iniziato proprio spaventando a dovere la gente, e devo ammettere che c'è riuscito benissimo anche qui. L'aria che si respira è malsana, degli "Automi Clericali" ci fissano con sospetto, si finisce in mezzo a stradine sconosciute, dove nessuno vorrebbe mai finire. 
  • Le macchine infernali di cui si parla nel titolo vi stupiranno. Non lasciatevi trarre in inganno da un'etichetta che vi parla di fantascienza. Qui abbiamo la mente umana applicata all'orrore vero. Dovrete voi stessi scoprire cosa siano realmente queste macchine infernali, qual è il loro vero scopo. Oppure, se la macchina infernale c'è davvero, e l'orrore si nasconde sotto ben altri nomi.
  • I personaggi che vi accompagnano in questo tour dell'assurdo sono più definibili con il termine creature. E scoprirete voi stessi perché. Tralasciando il fatto che la caratterizzazione non scade nell'ovvietà e che ogni personaggio sulla strada sarà di una qualche utilità e sopratutto sarà reale, la fauna che vi verrà incontro sarà molto, credetemi, molto variegata.
  • Come non parlare poi dei pazzi ululanti bestemmie che vi stordiranno con enigmi di cui non ci saranno risposte, di subdoli doppelgänger e cani che sanno più del dovuto? Sto palesemente cercando di incuriosirvi eh.
  • E infine, quello che davvero ha preso il mio scetticismo riguardo a quello che credevo fosse un tenero romanzo per passare il tempo in aereo. Amanti di Lovecraft venite avanti. Mollate Bloodborne e immergetevi in quello che vi lascerà quella tipica traccia di inquietudine, grazie alla quale vi sentirete maledettamente osservati dal cielo.
Insomma vi ho convinti? Non volete lasciarvi trascinare un pochino nel famigerato distretto di Wetwick e sentire un ticchettio sospetto?

Stephen King ha stilato una gran bella listina dei suoi dieci libri preferiti. Il mio carissimo amico Stephen (amiconi dal lontano 2000 noi eh), ha gentilmente risposto alla richiesta del giornalista J. Peder Zane, che ha chiesto a diversi scrittori quale fosse appunto la loro top ten narrativa per il suo libro "The Top Ten: Writers Pick Their Favorite books". Il libro è stato pubblicato nel 2007, ma il progetto è continuato, portando alla creazione di un meraviglioso sito pieno di liste (uno struggimento dolcissimo per non mettersi a far niente e riempire pagine di Moleskine con nuovi libri da comprare). I suoi libri preferiti sono dunque:


  •  The Golden Argosy, Van H. Cartmell & Charles Grayson. Short stories insomma. 
  •  Le avventure, Huckleberry Finn di Mark Twain. 
  •  I versi satanici, Salman Rushdie. Io scema non avevo mai letto la trama decentemente.
  •  McTeague, Frank Norris.
  •  Il Signore delle mosche, William Golding. Bello e brutale.
  •  Casa desolata, Charles Dickens
  • 1984, George Orwell
  • The Raj Quartet, Paul Scott
  • Luce d'agosto,William Faulkner. Mi sento ancora più in colpa ora.
  • Meridiano di sangue, Cormac McCarthy 
In molti si sono stupiti. Ma come, Stephen King, gran maestro dell'horror, quello che ha infilato un clown assassino/personificazione del male in un tombino pronto ad amputare bambini, non ha nemmeno un libro di Poe, di Lovecraft, di Chambers? Nemmeno una cosina come Bram Stoker.
No, e mi pare giusto. Ora, spesso ha detto a chi si è ispirato per i suoi lavori, tra i molti, è stata citata anche Shirley Jackson (di cui potrei osannare per ore il libro "L'incubo di Hill House", a mio parere un tuffo nell'ignoto e nell'ansia incredibile). Innumerevoli sono anche i riferimenti all'universo mostruoso di Lovecraft (vedi Yog-Sothoth). Tuttavia, se qualcuno ha letto e amato i libri di Stephen King si sarà accorto che la paura del buio non è altro che un meccanismo per innescare il ben più terribile e spaventoso inconscio umano. 

Terminata la lettura di Neuromante sono giunta ad alcune conclusioni. Per la recensione del romanzo vi rimando a quella presente su Goodreads, mentre adesso voglio parlarvi più specificatamente della sensazione che mi ha lasciato, sopratutto paragonando quest'opera di Gibson a quelle di Dick.
Post più vecchi Home page
Diletta, 25. Time travel consultations/(k)ink/coffee.

   
  

POPULAR POST

  • IMPORTANTISSIMO!
  • Talking about | because dragons
  • Get this now | montagne e radici

Categories

  • talking about
  • get this now
  • wishlist
  • monday mixture
  • haul
  • turn of the brew
  • oroscopo

Lettori fissi

Copyright © 2016 Paper Moon. Created by OddThemes