Talking about | Perché leggere Franzen fa bene (ma fa anche male)

Quando ho letto "Le Correzioni" sapevo che l'avrei adorato. C'era qualcosa in quel libro che mi attirava morbosamente. Per questo ci ho messo tanto a comprarlo. Non per la paura di rimanerne delusa, ma perché avevo il timore che mi si rovesciasse addosso una quantità infinita di cose che avrei sentito troppo, troppo sulla mia pelle.
Ed effettivamente così è stato. Come ho scritto in una stringatissima recensione su Goodreads, "Ci sono rimasta". Ma non come pensavo. Le correzioni non mi ha travolta. Non ha ammassato le vite dei suoi protagonisti sulla mia, né mi ha afflitto con quelli che spesso sono i punti deboli di alcune saghe famigliari (eccessivo sconforto, alcune incredulità da romanzo d'appendice). Quello che ha fatto è stato invece permettermi di smontarmi pezzo per pezzo e paragonarmi al libro stesso. Una volta finito ero esausta. Ma mi sentivo benissimo.



Le correzioni è stato pubblicato nel 2001 e credo non ci sia bisogno di fare alcuna presentazione. La famiglia in questione sono i Lambert. Famiglia americana del midwest, tre figli, status: repressi. Le correzioni di cui si parla nel titolo sono delle piccole, ma enormi, evoluzioni. La famiglia Lambert è oppressa da sé stessa. Enid è ossessiva, Denise fa delle scelte sbagliate. Semplici, insane, sincere relazioni umane. Il libro è intelligente, complesso, umano, così come lo stile stesso. 

Gli eventi si susseguono, le attenzioni sono sempre più fameliche, i personaggi sempre più disfunzionali. Le correzioni è la messa in scena perfetta di un dramma famigliare tra i più reali e onesti.
Per questo, quando mi hanno consigliato "Libertà" mi sono data del tempo. Così come dopo un Murakami devo aver tempo per digerirlo e non cominciare ad avere allucinazioni non so cosa mi sarebbe successo se, per quanta voglia ne avessi, mi fossi buttata su Libertà. E poi, stavolta, avevo un po' paura in realtà. Poteva reggere le aspettative? 




Così, quando l'ho iniziato una settimana fa non mi son neanche stata ad informare sulla trama in maniera dettagliata. Non volevo neanche sapere come si chiamavano questa volta. 
In ogni caso, si tratta dei Berglund, "pionieri di Ramsay Hill". Perfetti, democratici, ottimi genitori, eccellenti vicini. Questo affresco di perfezione non scivola via come ci si potrebbe aspettare, ma viene portato, attraverso un intreccio e un uso dei personaggi assolutamente grandioso, a mostrarci come perfetto non sia per niente, e di come, anche stavolta, le relazioni umane siano una macchina violenta e piena di sorprese.
Si parla di liceali, di gelosie, di sesso fin troppo prematuro, di rock star strafatte, di tradimenti aspettati da troppo tempo, della voglia di crescere un impero. Non posso parlarne senza dirvi come, perché e quando. Oltretutto se lo stile delle correzioni risentiva di un certo sperimentalismo e di una certa ricercatezza qui la scrittura diventa quasi impossibile da notare. In senso buono eh. Ci si sprofonda dentro. Ma intanto, ci si autodistrugge, per poi ricompletarsi di nuovo, dopo averlo finito. Se le correzioni era un'enorme messa in scena, uno spettacolo dove gli occhi vanno tenuti ben aperti, questa volta Franzen, che io trovo ambizioso in una maniera adorabile, riesce a sussurrarci tutto quanto in un orecchio, ma senza nessuna discrezione. 

Qualche giorno fa ho letto questo articolo dove vengono elencati i libri per le persone che odiano le persone. Ripensando all'effetto terapeutico dei libri di Franzen mi sono resa conto che i suoi romanzi sono per le persone che vogliono sentirsi davvero persone. È una cosa banalissima da dire, quasi stucchevole forse. Ma in questi libri, con la famiglia Lambert ed in modo forse ancora più grandioso con la famiglia Berglund viene offerta una riflessione sull'importante delle relazione, sull'emancipazione dalla disperazione, e, di conseguenza, su quanto davvero ci sentiamo noi stessi.

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