Get this now | Adieu mon coeur

Adieu mon coeur di Angelo Calvisi (pubblicato da CasaSirio Editore, che fa delle cose meravigliose, io devo mettere le mani su Raffles il prima possibile) sembra quasi la storia di un'autodistruzione annunciata. Attenzione, sembra
Conosciamo Paolo quando è appena tredicenne, ha due fratelli piccoli e due genitori che litigano, degli amici con cui è chiaramente in competizione, dei ragazzi grandi da imitare. Più o meno tutto nella norma. Però già Paolo capisce che c'è qualcosa che non va. Che i genitori litigano troppo, sempre, che lui non si sente capito. 



Con Paolo abbiamo degli incontri fissi in un periodo che va dal 1983 al 2013, quando è diventato ormai un musicista di successo, ma con una vita che ancora non va per il verso giusto. 
Sono frammenti di un'esistenza in disordine, tanti eventi piccoli e grandi, che altro non sono che nostre piccole incursioni nella vita di quello che era un adolescente che non riusciva a capire, diventato una vera e propria star con problemi di alcolismo. 
Ed effettivamente Paolo continua a non capire. 

"Io suono Girovento per tenere quieta la bambina, e la mamma ora fa la disinvolta e non è triste manco per niente. Per farla breve, Alessandro si porta la mamma di là, nel camerino, e se la scopa allegramente, e io come uno scemo plen plen con la chitarrina, plen plen con questa cazzo di bambina autistica tra i coglioni, ed è sempre la stessa storia, fin dai tempi delle grigliate in spiaggia, io con la chitarrina e gli altri che si strappano le mutande nascosti sotto gli scafi delle barche."


Quella che sembra una storia di autodistruzione e crollo di infinite possibilità non è nient'altro che una storia di crescita, una storia semplicemente umana (troppo umana). Paolo è una costante, è sempre lui. Quando fa la foto con il suo cartonato all'autogrill che dovrebbe sponsorizzare il suo album, e quando tredicenne rifiuta i bigliettini di Michela "perché c'è il mondiale".
Adieu mon coeur è una storia da leggere semplicemente perché sì, perché non dovreste farlo? Calvisi, con una prosa spesso sarcastica e mirando comunque all'onesta più completa nei confronti del lettore (ma anche del suo protagonista), riesce a metterci davanti un personaggio che ha voglia di raccontarci qualcosa, e noi dobbiamo assolutamente metterci ad ascoltare, perché è una storia d'amore ma anche solo e semplicemente perché è una storia. 

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