Indie BBB Café | CasaSirio Editore, intervista a Martino Ferrario
Le vostre amichevoli Book Bloggers Blabbering di quartiere sono tornate con un nuovo progetto, non solo fighissimo, ma che vi accompagnerà tutto l'anno (non ci si libera di noi facilmente).
Abbiamo deciso di passare questo mese insieme a CasaSirio Editore, che tutte quante abbiamo già avuto il piacere di conoscere (abbiamo perso la testa per Raffles qualche mese fa, per dire).
Ho quindi l'onore di aprire questa stagione intervistando il Direttore Editoriale (che no, non è il gatto del logo, ma per me nascondono qualcosa), Martino Ferrario.
Ciao
Martino, grazie mille per questa opportunità. A noi del BBB fa
davvero piacere poter dare il via a questa iniziativa con voi di
CasaSirio.
Grazie
a voi, ci state dando una bella occasione di farci conoscere!
Prima
di tutto ovviamente ti chiedo se hai voglia di raccontarci come è
nata CasaSirio.
CasaSirio
è nata (quasi) tre anni fa a Torino, seduti nel dehor di un pub (che
porcaccia non c’è più, il dehor), tra una media rossa e un’altra.
Eravamo giovani (vorrei specificare che, a differenza delle altre
fondatrici, io lo sono ancora), e volevamo creare la casa editrice
dei nostri sogni, quella che avrebbe pubblicato solo libri che tutti
noi avremmo voluto leggere e che ci avrebbero lasciato qualcosa. Era
una piccola utopia (a dirla tutta, probabilmente lo è ancora), ma ci
siamo subito messi all'opera per delineare al meglio le
caratteristiche (l’essere POP, la fruibilità per il lettore, la
bellezza estetica - oltre che del fondatore - anche dei libri) che
avremmo voluto vedere in una casa editrice e che ci avrebbero
rappresentato al meglio. Poi siamo stati fortunati (o, per dirlo in
gergo editoriale, abbiamo avuto culo) a trovare degli esordienti
fighissimi che ci hanno aiutato a farci conoscere e a dire la nostra.
Una
delle vostre prime pubblicazioni è stata la prima raccolta di
Raffles, di E.W. Hornung. Avete tirato fuori dal cilindro un
personaggio fantastico. Come avete scovato il ladro gentiluomo?
Quali altri personaggi, o autori, ti piacerebbe poter far conoscere
ai tuoi lettori?
Abbiamo
pensato alla collana Morti&StraMorti fin dal primo giorno. Avevo
scovato un inedito di Twain (quello che sarebbe diventato
Autobiografia
Burlesca)
così, con l’arroganza (quella buona, che spesso ti porta a
prendere schiaffoni ma che ogni tanto ti aiuta a raggiungere bei
risultati) e la testa dura da muflone montanaro che mi
contraddistingue, mi sono ficcato in decine di siti internet, blog e
social letterari per scovare qualcos’altro. Poco dopo mi sono
imbattuto in un titolo fighissimo, Dead
Man Tell No Tales (così
stiloso che è stato poi biecamente saccheggiato dal quinto film
della serie Pirati
dei caraibi),
scritto
da un tizio con la faccia simpatica che si chiamava come il
giardiniere dei Simpson. Questo Willie, al secolo Ernest William
Hornung, oltre a quel noir aveva scritto qualche libro con
protagonista un ladro gentiluomo, uno che non avevo mai sentito e che
bandiva il politically
correct
fin dalle prime righe. Mi è bastato leggere la prima parte di Le
idi di Marzo per
innamorarmi di Raffles, che a una prima ricerca sembrava essere solo
un hotel di Singapore, e a proporlo alle altre. L’incontro con
Chiara, la traduttrice, ci ha poi dato l’ultima spinta per portarlo
al pubblico, che una traduzione così bella e curata è davvero
difficile da trovare.
Sono
sempre stato affascinato da quelli che stanno ai margini della
società convenzionale, quelli che se ne sbattono altamente di quello
che pensano gli altri, molto spesso mi ficco in situazioni dove posso
conoscerli e apprezzarli, e, ecco, dovessi scegliere un nuovo
personaggio da portare direi uno di loro. Uno che a una prima
occhiata sembra una schifezza ma che in realtà è duro come il
cobalto, uno sempre in grado di stupirti.
Una
delle iniziative più fighe (scusa, ma è il termine adatto,
davvero) di CasaSirio sono i PendolariQR. Ce ne puoi parlare?
Inoltre, mi sembra che per voi il web sia un mezzo di comunicazione
essenziale, sbaglio?
I
PendolariQR sono nati assieme a CasaSirio, e un po’ per caso.
Avevamo pubblicato i primi due racconti gratuiti (Fukushima,amore mio! e
Nessunastoria d’amore,
leggeteli che sono belli da far venire i brividi) e dovevamo trovare
il modo di presentarli (e presentarci) al pubblico senza nulla di
cartaceo (Come
una foglia al vento
sarebbe uscito quasi sei mesi dopo). Carolina, una delle nostre
fondatrici, se ne uscì con l’idea di sfruttare i QR, che tutti ci
scassavano con sta nuova tecnologia ma nessuno trovava un modo di
sfruttarla in maniera intelligente, e da lì abbiamo iniziato a
buttare giù idee per renderli il più piacevole (e fruibile)
possibile. Nel tempo sono cambiati, da quadrati sono diventati
rettangolari, hanno perso delle scritte per guadagnarne altre, ma ci
continuano ad accompagnare e ne siamo orgogliosi, sono una sorta di
amuleto che ci ricorda di essere nati sotto una buona stella (questa
frase la potete mettere nel caffè se vi manca lo zucchero, poi però
ce ne sarà troppo).
Comunicare
sul web per noi è essenziale, ma bisogna anche dire che il web da
solo non serve a molto. È importante trovare un modo di arrivare al
pubblico che sia tuo, che ti contraddistingua e faccia dire a chi ti
incontra “ecco, loro sono questi e mi piacciono” (o mi fanno
schifo, sono lecite entrambe, anche se noi preferiamo la prima).
Come
sapete che un libro è pop? Cosa deve scattare?
Ecco,
scattare è la parola esatta. Un libro POP, secondo noi, è un libro
che parla su più livelli, che ha una grande attenzione per il
lettore e molto poca per l’ego dell’autore, che racconta una
storia e non una valanga di seghe mentali. Passate queste semplici
cose, il libro ci deve parlare, ci deve costringere a leggerlo un
sacco di volte per pura goduria deve farci scattare il bisogno di
pubblicarlo e di farlo conoscere ai lettori. I nostri libri sono la
nostra faccia, ciò con cui ci presentiamo agli altri, e siamo
disposti a farci rappresentare solo da cose POP e fighissime
(ovviamente, lo dico anche se è scontato, fighissime secondo noi).
Da
grandi poteri derivano grandi responsabilità.” Ma anche da
piccoli poteri forse (: come può un piccolo editore affrontare al
meglio la sfida per emergere accanto alle mastodontiche CE?
Un
caro amico, parlando di due delle case editrici indipendenti che più
amo, Marcos y Marcos e Iperborea, una volta mi ha detto “si vede
che loro amano i libri che fanno”. Ecco, io penso che questo sia
l’ingrediente principale per poter pensare di dire la propria
accanto ai giganti, amare alla follia quello che si fa. Questo vuol
dire sputare sangue in editing e correzione di bozze, scegliere la
carta e il formato migliore per presentarlo, regalargli una copertina
che il lettore abbia orgoglio a mostrare, certo, ma anche proporlo a
librai, giornalisti, blogger e lettori fino a diventare fastidiosi,
sfondare a craniate tutti i muri che si trovano davanti alla
diffusione del libro, girare in lungo e in largo per farlo conoscere
al lettore che potrebbe apprezzarlo…
Ci
puoi svelare qualche progetto in corso di CasaSirio? Qualche futura
pubblicazione?
Abbiamo
un paio di sorprese in cantiere, di quelle che siamo così entusiasti
che sveleremo solo quando saranno prontissime, ma soprattutto abbiamo
libri meravigliosi in uscita. Arriveranno degli stranieri enormi (sia
letterariamente, sia - uno in particolare, che è pure un figo
incredibile - fisicamente), ripubblicheremo il nostro Claudio, che
con due racconti e, ormai, due libri, diventa il nostro autore più
prolifico (oltre che il primo) e delle meravigliose storie di
formazione. Se devo proprio scegliere qualcosa, mi piacerebbe parlare
delle due uscite della nostra nuova collana eXtra. Mr.
President di
Fernando Masullo e Andrea Bozzo ci sta portando riconoscimenti enormi
prima ancora di essere uscito (prefazione di Mario Calabresi,
speciali e anteprime su quotidiani e riviste, presenze televisive e
radiofoniche, oltre - naturalmente - la fiducia di due grandissimi
autori come loro) e siamo così orgogliosi che è difficile sentirci
parlare di altro. Il secondo autore, invece, è Walter Lazzarin,
l’ormai famigerato scrittore
per strada,
con cui stiamo costruendo un progetto scoppiettante che sarà in
libreria a fine aprile.
Domanda
bonus che, come diversi sventurati sanno, mi sento di porre a
qualsiasi essere umano: viaggio nel tempo. Dove vai e come ti
camuffi per non essere scoperto?
Nono,
aspetta un attimo (oppure momentomomentomomento
alla
Peter Griffin). Posso andare in un’altra epoca e non posso
spantegarmela un poco e non farmi riconoscere? Che ingiustizia :(
In
ogni caso, più che un periodo che mi ha affascinato (e ce ne sono,
ci mancherebbe), avessi un unico one
shot one kill andrei
diretto a Pella, in Macedonia, a metà del IV secolo A.C, e mi
ingegnerei per attaccarmi come una cozza (non è che posso provare a
diventargli amico senza dirgli che vengo dal futuro?) ad Alessandro
Magno. Certo, prima di farlo dovrei imparare il greco antico, ma mi
ci posso mettere sotto intanto che perfezionano la tecnologia per
spedirmi indietro.
A
voi!
Ma tanto a breve ve ne parleremo anche noi.
Ovvio.
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