Monthly favourites | march.

Marzo, amico mio. Portatore di regali inaspettati, gatti impazziti, sole in giardino. 
Questo mese offre sempre belle cose insomma. Ma dicevamo. Otto libri, quasi tutti bellissimi. L'unica vera delusione è stata la Némirovsky con "Il ballo" (sicuramente le verrà data un'altra chance, non sono un boia), l'ho trovato un po' esagerato, stupendamente pieno di rabbia, ma con qualcosa di non detto che secondo me vanifica un po' tutto. Ma niente di grave. Se avete consigli sulla Némirovsky sono tutti ben accetti!
In ogni caso, i preferiti!



  • Glamorama, Bret Easton Ellis. Riguardo al quale ho delirato più approfonditamente qui. Ellis all'inizio è sempre un pugno in un occhio. Sembra arrecare lo stesso fastidio di quelle persone che non fanno altro che urlare. Ma poi passa. Anche stavolta è riuscito a conquistarmi, anche un po' di più che con "American Psycho" (che mi aveva lasciato un po' insoddisfatta alla fine). Il mondo di Ellis, di Victor in questo caso, è fatto di splendida mercanzia, persone luccicanti ma irrimediabilmente danneggiate, semplici manichini senza valore. Ci sono fidanzate gelose, sfilate con a seguito party dove si sguazza nella cocaina, organizzazioni terroristiche, ma tranquilli: niente ha senso.
    Ellis ci offre un salto nel vuoto, nel nonsense.
  • Shotgun Lovesongs, Nickolas Butler. E anche di questo ho già parlato, per la precisione qua. Io ogni anno a marzo leggo un libro che poi mi porto nel cuore tutto l'anno, e son certa che il premio di quest'anno vada proprio a Shotgun Lovesongs. È sincero, onesto, umano. E come potrebbe non esserlo un romanzo ambientato in Wisconsin, con cervi che passeggiano vicino casa, dove uomini con delle belle barbe sono estremamente e semplicemente uomini?
    "E lì, nel mezzo del mio salotto, c’era un coyote a quattro zampe con il pelo giallastro; la porta d’ingresso era ancora spalancata. Rimasi pietrificato. Il coyote alzò la testa, mi studiò per qualche secondo e sollevò una zampa tinta di bianco per grattare l’aria tra noi. Non saprei dire quanto siamo rimasti in quella posizione ad annusarci, ma alla fine ho avuto il buon senso di dire con voce tagliente: «Vattene, via, sciò.» Temevo che la mia voce non avrebbe funzionato. E il coyote lo fece, voltandosi lentamente come un cane che aveva ricevuto una ramanzina; tornò verso la porta principale in quella che era diventata un’andatura spavalda, prima di lanciarsi in una corsa vera e propria sulle strisce di prato che separavano la casa dal vialetto e di infiltrarsi nell’erba alta dove vidi il suo pelo bianco-giallo spuntare di tanto in tanto in mezzo ai fiori selvatici. Poi chiusi la porta col lucchetto, una cosa che faccio raramente, eppure la feci. Mi sedetti, e rimasi immobile a lungo. Mi fissai le mani. Mi sentivo vivo, sentivo ogni fibra del corpo che vibrava, ogni atomo energizzato, il sangue che scorreva spavaldo. Vivo qui, ho scelto di vivere qui, perché qui la vita mi sembra reale. Autentica, genuina... non lo so, fattibile. Magari si sentono tutti così, magari no."
  • Ogni cosa è illuminata, Jonathan Safran Foer. Una recensioncina arriverà, mi sento in dovere. Mi dite come sia possibile non apprezzare questo libro? Ho visto recensioni negative e non le capisco. Lo chiedo seriamente eh. All'inizio effettivamente ho avuto una bruttissima sensazione, cosa stavo leggendo, che roba era, molto probabilmente ci avrei messo vent'anni a leggerlo. Tre giorni dopo lo finivo con le lacrime agli occhi.
    D'altronde non avete solo una storia bella. Ne avete due. Una è quella dell'Eroe (l'autore stesso), narrata da Alex Perchov, un giovane ucraino che vi inaspettatamente vi conquisterà. Foer parte alla ricerca della donna che salvò suo nonno dai nazisti. E l'altra storia è propria la genesi mitica degli antenati di Foer, a partire da una bambina che si salvo da un annegamento. I
    l collante sono cose fragilissime, scatole piene di cose,vecchi pieni di rimpianti. Vi distrugge un po', ma dovete.
Tutti libri meravigliosi. Che dovete leggere.

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