Recensioni #4, Echo, ovvero come maneggiare l'impossibile.

Ho deciso di leggere Echo per caso. Mi spiego, la copertina, un po' troppo "americana" per i miei gusti non mi invitava affatto a leggerlo. Mi respingeva, letteralmente. Ma il mio ragazzo lo ha ritirato fuori quando gli ho chiesto di passarmi qualcosina, quindi, insieme a Nausicaa è arrivata lei. Julie.
In questo bel malloppone di più di 500 pagine (in originale trenta volumi, cosa che mio parere è stata una vera e propria serie tv sci fi) seguiremo Julie, la "malcapitata" fotografa che si trova proprio sotto l'esplosione di quello che è l'esperimento più innovativo e sconvolgente dell'uomo. La pioggia "nucleare" (sto cercando di non farvi spoiler, quindi la chiamo così) le cambierà la vita. Si ritroverà quindi con una bella placca argentata sul petto, nuovi problemi (perché Julie ne ha fin troppi, non è certo la solita semplice poverina di passaggio) e fin troppe domande. Perché prima di tutto la placca non si toglie. Secondariamente sembra essere un'arma atomica non indifferente. 

Quest'opera è qualcosa di godibilissimo e interessantissimo su più livelli. Mi spiego, il primo livello è la storia, chiaramente, delle vite, di Julie, di Annie, la creatrice dell'inquietante e sorprendente "Progetto Phi", del suo fidanzato Dillon e degli altri protagonisti (perché qua lo sono tutti, compreso il progetto Phi stesso, la tuta "radioattiva" che Julie si è ritrovata incollata al petto). Moore è riuscito ad accordare una storia molto umana insieme a un tratto sci fi accattivante e ricco di suspense, creando una tensione narrativa che non mi sarei mai aspettata, ma che ho ben recepito dopo le prime due tavole. L'ambizione del narratore ha creato uno spettacolo su più livelli appunto, unendo, a una storia travolgente e impossibile da non seguire col cuore in gola, temi delicati e intraprendenti. Chiaramente, quello del disastro ambientale, del potere umano sulla natura, sulla volontà e sulla cecità umana di voler avere di più, e quando lo si ha, giocare alla divinità potente, giocando, ovviamente con il fuoco. L'indisciplinato essere umano che non capisce quando basta, non capisce quello che ha intorno, e se arriva a una qualche conclusione, subito riesce a svolgerla a suo sfavore, poiché gli occhi dei più puntano non sul benessere di tutti, ma sull'egoismo e sull'ottenimento di un potere incapace poi da gestire. Ogni capitolo è preceduto da una citazione di Einstein, di Oppenheimer, ma anche Quiller Couch, o l'ormai noto proverbio cinese del dito e della luna, andando a sfondare la discussione sulla semplice gestione del potere, della natura, delle potenzialità, e andando a sfiorare la morale più alta, il libero arbitrio, la coscienza di sé. In Echo l'on the road di Julie è una crescita e una presa di coscienza chiara e palese, una trasformazione esteriore e interiore, un andare oltre. Molto oltre credetemi. 
Gli altri protagonisti a loro volta non sono semplici personaggi, ma ingranaggi di una macchina enorme, di un sistema umano che travolge e sconvolge. Dillon è un ranger che arriva a sconvolgere tutto quanto in una giornata, Ivy, incaricata di trovare Julie, muterà le proprie convinzioni di netto. E poi c'è Caino, but no spoiler.



Le relazioni umane e l'enorme problema di un imminente disastro non solo si intrecciano, ma si completano, mostrano che tutto quanto è tutto quanto "e chissà cos'altro". Fisica e filosofia ci spingono a forza dentro una storia senza tregua, che sembra apparire risolta per poi buttarci di nuovo nello sconforto. Un'evoluzione continua di sensazioni, paure, angosce e scoperte senza un'apparente via di fuga. L'atmosfera è quella di una serie sci fi ben progettata, con dettagli intimi e intreccio ottimale, fatto appunto di spionaggio, industria bellica e una potenziale apocalisse. 
E del resto dal punto di vista grafico la cosa traspare chiaramente vista la cura per il dettaglio, l'attenzione dedicata a determinate scelte. Sebbene come abbia detto all'inizio tutto mi sembrava "un po' troppo americano", il tratto è molto più europeo di quello che mi aspettassi. Lo stile di Moore è realistico in una maniera quasi esasperante, la coerenza narrativa fantastica. 
Il fatto che sia un malloppone di 590 pagine non deve assolutamente allarmare nessuno. Tengo a precisarlo. L'edizione è fantastica e per quanto riguarda l'opera stessa mi auguro che vi sia giunto il messaggio. Anzi, secondo me, e potrei sbagliarmi (ma raramente lo faccio, no, non è vero), secondo me la lettura tutto d'un fiato è un beneficio. È un salto nel vuoto. 



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