Talking about | Il sentiero smarrito, piccolissimi
Vorrei essere calma e coerente, ma in realtà vorrei solo urlarvi nelle orecchie "comprate questo fumetto!".
Il sentiero smarrito di Amélie Fléchais (ovviamente una meraviglia pubblicata da Tunué, collana Tipitondi) è una prelibatezza per gli occhi.
Ma il fascino cela anche oscure creature, ombre malvagie e sinistre melodie.
La giovane cerca di fuggire, abbandonando il marito ottuso, ma per le non c'è scampo e rimane prigioniera della foresta per sempre, insieme al compagno, che maledice insieme a quel luogo mortale.
Tre bambini, ovviamente, si perdono.
Tre bambini di cui non conosciamo il nome, ma che riusciamo ben a distinguere, essendo diversi tra loro fino all'estremo. C'è quello che crede di essere il leader, saccente e arrogante, che non sembra accorgersi delle stramberie che lo circondano, gli occhi fissi su un'inutile mappa mentre una volpe con pastrano chiede informazioni sulla sua bicicletta scomparsa. C'è quello perennemente insicuro e terrorizzato, pieno di domande. E c'è il più piccolo, dalla fantasia sfrenata, che si crede un robot.
E molto probabilmente è grazie a lui che riusciamo a vedere quanto sia meravigliosa quella foresta. Perché mentre le avventure dei bambini sono in bianco e nero una volta avvenuto il contatto con gli incanti della foresta le pagine si tingono di meravigliosi colori.
Anzi, l'intreccio è piuttosto banale, apparentemente senza senso. Ma sono le immagini che offrono tutte le sensazioni, percezioni infinite.
Lo stile della Fléchais è ricco di dettagli, decorativo, straniante. Un gufo gigantesco e maestoso, degli ipnotici ricci ballerini. La paura provata di fronte a una guerra che fa parte da sempre di questa foresta.
È la maestria grafica il cuore pulsante della storia, i dettagli preziosi che creano un mondo incantato e ci permettono di perderci in questa foresta surreale.
0 commenti