Blogtour, Raffles Caccia al ladro | L'etica del criminale gentiluomo
Elegante e moralmente discutibile. Quello che A.J. Raffles riesce sicuramente a fare è sedurre i suoi lettori così come è riuscito a portare al suo lato criminale il povero Bunny Manders.
Ed E.W. Hornung è riuscito con il suo personaggio a superare in parte il rivale letterario creato dal cognato Conan Doyle. Le storie hanno certamente dei punti in comune: casi ben congegnati, due protagonisti che devono sciogliere un nodo fatto di intrighi attraverso intelligenza e astuzia. Ma laddove è praticamente certo che il buon Sherlock riuscirà nell'intento, seguendo una pista ben fornita di indizi, e il fidato e integerrimo Watson potrà scrivere ancora una volta che il detective ce l'ha fatta, una notte passata insieme a Raffles e Bunny non è una passeggiata. Non si è mai certi se si tornerà a casa col bottino, o ancora peggio, se proprio riusciremo a tornarci, o se finiremo invece sul fondo del Tamigi.
E sopratutto, cosa che a Conan Doyle andava giù non tanto bene, Raffles è un criminale.
Per questo quando è stato proposto il Blogtour organizzato da CasaSirio, che ringraziando il cielo ha scaltramente aiutato il criminale a tornare in società pubblicando le sue storie, ho pensato che fosse un'ottima idea enunciare i veri principi etici di un criminale dabbene.
Perché Raffles è un ladro, ma non uno qualsiasi.
Il criminale gentiluomo dotato di fascino e carisma, intelligente e pronto a rimediare alle ingiustizie, il mantra del rubare al ricco per dare al povero sono dettagli noti ai più. Dall'antenato del ladro buono, ovvero Robin Hood, fino al celebre Arsène Lupin.
Tuttavia Raffles, il nostro adorato Raffles (fidatevi), aggiunge qualcosa di diverso. Qualcosa di tremendamente magnetico.
Il punto è questo: il criminale appassionato di cricket (e questo dovrebbe già darvi qualche indicazione sulla sua personalità) è sempre un gentiluomo, la classe è un talento innato nella sua natura, talento molto più marcato rispetto alla capacità di sgraffignare via bellissimi gioielli a signore attempate. Se Hornung riesce a catturare l'attenzione del lettore grazie a un'atmosfera quasi hard-boiled, nelle sue storie eccellenti da il colpo di grazia con il suo gentleman dal codice etico del tutto peculiare.
La morale di Raffles è interamente basata su come lui stesso si vede all'interno della società, certo, ciò che conta è certamente portare il colpo a buon fine, ma in realtà è sopratutto mantenere sempre un certo riguardo nei confronti del buon gusto, del rispetto. Si tratta di un rapporto privilegiato con l'apparenza.
E Raffles non potrà mai considerarsi in torto, perché dovrebbe? La società lo ha messo in un angolo, e lui fa del suo meglio per mantenere alto il suo livello di savoir faire. Inoltre, cosa deve farci se ha una passione per le cose belle?
"Tu e il tuo gregge di letterati parlate tanto di editori e revisori, ma Barabba non era né un ladro né un editore: era un ricettatore calzato e fin troppo riccamente vestito. Quel che ci vorrebbe è una S.p.A. di ladri, con un falsario generoso a gestirla come un’impresa per bene. Raffles borbottò quelle blasfemie a mezza voce."
In Caccia al ladro infatti Raffles è costretto sì a nascondersi, e non può quindi frequentare le sfere alte della società, ma proprio per questo è ben evidente il suo non poter fare a meno della bellezza, delle frivolezze sociali, del goccio di brandy la sera prima di andare a letto.
2. Nessuna violenza. Raramente queste due canaglie sono propense alla violenza.
Bunny perché, diciamolo chiaramente, è impacciato e propenso al senso di colpa, Raffles invece, pur essendo parecchio scaltro, anch'esso malvolentieri cede alla tentazione di tirare un pugno. E se ferisce qualcuno si preoccupa pure.
3. Ospitalità. Questo è sicuramente il sintomo più chiaro della galanteria di Raffles: non derubare coloro che lo ospitano. Il rispetto per una legge vecchia quanto il mondo insomma.
4. Patriottismo. Non statevene lì impalati con un grugno da scagnozzo di bassa risma! I ladri sono una casta di un certo livello, e per questo devono anch'essi porre i loro omaggi. "Mio caro Bunny, siamo stati dominati per più di sessant’anni dalla regina più squisita che il mondo abbia mai visto. L’umanità intera sta cogliendo l’opportunità di celebrare tale circostanza come merita: ogni nazione posa i propri beni migliori ai suoi regali piedi, ogni classe sociale della comunità fa del suo meglio, in piccolo, a modo suo... Tutte, tranne la nostra. Non ho fatto altro che allontanare questo motivo di rimprovero dalla nostra confraternita."
Attenetevi a un certo codice di galanterie se volete farvelo amico, i bruti non sono assolutamente benaccetti nel suo salotto. E non siate trasandati, santo cielo! Cosa potrebbero mai pensare altrimenti? Raffles è deliziosamente snob. Non certo pulp.
Un criminale unico, ma ancor più, un gentiluomo affascinante come pochi altri. Un personaggio che non pecca mai nelle regole che lui stesso si è imposto. Il più vicino al ladro di Hornung è molto probabilmente John Robie, il ladro di gioielli rinomato Il Gatto del film To catch a thief, "in pensione" nella sua villa in Costa Azzura (tra l'altro un episodio in questa raccolta ricorda in particolar modo la vicenda del film di Hitchcock). Ma a differenza di John Robie, così come a differenza di Lupin, Raffles non si scompone mai.
È moralmente imperfetto, ma allo stesso tempo portavoce, fino alla fine, di un'etica capace di far crollare ai suoi piedi qualsiasi lettore.
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