Paper Moon
Il primo volume di Poison Fairies di Luca Tarenzi, pubblicato da Acheron Books e intitolato La guerra della discarica, ci trasporta nel mondo che noi poveri esseri umani non riusciamo a vedere. Qualcosa di nascosto, così minuscolo, ma così terribilmente potente. Il popolo delle fate, chiaro. 
I protagonisti di questo romanzo sono infatti due tribù appartenenti al popolo fatato, in guerra tra loro. O meglio, una tregua è in corso, ma per usare le parole di Cruna si tratta più di un ricatto. Cruna è una giovanissima fata, anzi una principessa delle fate, essendo suo fratello il re. Ma attenzione, di principesco Cruna ha ben poco. È avventata, risoluta, non aspetta certo qualche minuto a farvi fuori se vede che le cose non vanno come vuole lei. 
Ed è così che facciamo la sua conoscenza in effetti. Mentre infrange gli ordini del re insieme a un gruppetto ben assortito di fate parecchio particolari. Disgelo, una fata con una parentela particolare, Verderame (la mia preferita) una Slaugh, ovvero una veggente, e Stilo. Stanno cercando di recuperare una batteria abbandonata nella discarica prima che cada nelle mani della tribù rivale.


Esatto la discarica. E permettetemi di dire che è qui Tarenzi vince su tutta la linea. 
Insomma, del Piccolo Popolo ne abbiamo ormai sentite a bizzeffe e la figura delle fate è ormai stata ribaltata, rimodellata in qualsiasi maniera possibile. Ma le fate sono prima di tutto una creatura del folklore che non rientra certo nella categoria "che fortuna, vedrai che le cose andranno bene ora!". Ci si protegge dal fascino delle fate, si evitano i sentieri dove è possibile incontrarne qualcuna. Causano illusioni, traggono in inganno. Sono piccoli esserini potenti, non farfalline con cui ridacchiare. 
E le fate di Tarenzi sono infatti colme di potere. Un potere parecchio intrigante chiamato glamour. Ogni glamour è diverso, alcuni sono più potenti altri meno, alcuni capaci di creare illusioni altri capaci di poter vedere oltre ogni cosa. E queste fate, che vivono in mezzo a guerre e colpi di stato vivono in una discarica. In mezzo all'immondizia umana. 
Per farla breve ragazzi, abbiamo un urban fantasy completamente diverso dal solito. Qui le fate sono in questo contesto così poco adatto a loro, così violento e crudo, ma perfettamente adeguato a quello che ci viene raccontato. Le fate, che restano comunque espressioni della madre terra, spiriti delle acque, della vegetazione, qui si nascondono dentro un porta cd, dentro un microonde. 

E non è tutto. Le dinamiche sono letali, non potrete fare a meno di leggere per sapere se questa banda di teste calde riesce a scamparla, per non parlare di quando spuntano fuori le sirene. Esatto, le sirene, perché la mitologia di Poison Fairies non si ferma certo alle fate, ma inserisce molti altri elementi, molto altro folklore che è impossibile fermarsi, prendere fiato. 

Quindi, un bel romanzo, un urban fantasy parecchio differente dal solito, delle fate che non hanno intenzione di darsi una calmata. Io fossi in voi lo recupererei. 
Ogni tanto bisogna pur allentare un po' la presa. E io mi sono presa una giornata (un giovedì, cosa che è abbastanza esplicativa di suo) per rilassarmi e divertirmi un pochino. Alla fine Italian Way of Cooking, Marco Cardone edito da Acheron Books (che vi invito a spulciare, fantasy e sci-fi tutto italiano) me lo sono divorata in un giorno. Dalla mattina di un terribile giovedì alla sera dopo cena. Qui di seguito le buone ragioni per prendervi una pausa anche voi. Lo so, sono finite le vacanze, quale pausa? Ma la pausa dalle vacanze chiaro, non mi dite che volete altra gente intorno spero.



  • È divertente, chiaro. Un romanzo che parla di come un cuoco il cui ristorante va piuttosto male si ritrovi a cucinare creature soprannaturali può essere due cose: pretenzioso o divertente. Matteo per fortuna sceglie la via giusta (non fate caso alle parole che uso, sono ancora abbastanza traviata da SW). Dopo solo qualche riga verrete travolti dal sano e ottimo vernacolo toscano (sono di parte, lo so). Sarete sommersi voi e le vostre mamme. Non ci si può fare niente, ogni uscita di Nero, ogni suo pensiero sgangherato vi farà sogghignare. Ma non è tutto. La dinamica degli eventi è costruita in maniera essenziale, ma non ovvia. Di conseguenza le azioni sono degne di una serie tv divertente e capace di creare dipendenza. Sappiamo cosa sta per succedere e non vediamo l'ora che ci venga mostrato.
  • I mostri che Nero cucina sono italiani. Prodotti D.O.P. In pratica assisterete alla ricerca di creature appartenenti a un folklore del tutto nostrano più o meno letali. Questa scelta è molto probabilmente la carta vincente. Un romanzo che parla di mostri cucinati da un protagonista spiantato e divertente è buono, ma se i mostri sono insoliti, poco noti e legati a un territorio ben preciso, il romanzo diventa un magnete, la curiosità è giustificata. 
  • Continuo a ripetervi quanto sia divertente, la verità è che c'è anche una buona dose di azione. Nero possiede anche un'arma degna del suo nome, mozzateste. Chiaro, stiamo andando a caccia di mostri. L'unica pecca è questa forse, io di azione ne avrei voluta anche di più. 
  • È scritto bene. Me ne sono accorta dopo le prime venti pagine divorate. Intrattenimento allo stato puro in una confezione perfetta.
Leggetelo, prendetevi una pausa. E poi le cose sono serie ragazzi, con il ricettario imparerete a cucinare il Kappa. Viene buono, davvero. 
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