Paper Moon
Ci ho messo un po' per finirlo. Anzi, diciamo la verità, non volevo finirlo e di conseguenza mi sono trascinata questa lettura più a lungo possibile.


Accettazione, diciamo subito per non scoraggiare nessuno, è la degna conclusione della trilogia dell'AreaX (Southern Reach Trilogy in inglese, e a ben vedere).
I punti di forza di questo romanzo sono diversi. In primis quelli che abbiamo già apprezzato con sommo terrore nei capitoli precedenti.

L'orrore continuo dell'Area X. Un ambiente che non è altro che un essere vivente, una mutazione continua, un groviglio di esseri stranianti, di sensazioni in grado di compromettere l'essere umano senza possibilità di ritorno. 
“Quando hai deciso di entrare nell’Area X hai rinunciato al diritto di dire che una cosa è impossibile”.
Del resto Accettazione è la sintesi dei primi due romanzi. Il primo ambientato solamente nei confini dell'Area, una mappa piena di anomalie topografiche e sentieri che portano a solo nuove domani, il secondo ambientato invece tra le mura della Southern Reach. 
Ormai è tutto corrotto. L'Area X del resto è la protagonista, e in questo romanzo ancora di più.

Ed è qui che diventa palese la potenza di questo romanzo agghiacciante. 
L'Area X è ormai diventata il territorio delle scelte. Non ci sono meccanismi precisi, o meglio, forse ci sono ma non sono comprensibili. Ci sono solo confini in espansione, una macchia che si allarga annullando ogni conoscenza umana, ogni dato, ogni prova. L'Area X è più cosciente ora, più attiva, più aliena (e alienante), perché sa quello che fa ormai. Sa ciò che deve fare. 

Ma quello che lo Scriba forgia è vero. Perché "tutto giungerà alla rivelazione".
E ancora una volta Accettazione ci prende a schiaffi. Perché se l'Area X è ancora più incisiva e anche grazie al fatto che abbiamo diversi punti di vista stavolta. Tutti i nodi vengono, parzialmente ovvio, al pettine. 
Ma Controllo, Uccello Fantasma, tutti questi esseri umani sono appunto degni di tale nome. Non sono solo coinvolti. Il punto è che una volta varcato il confine (esperienza che viene lasciata scarna di una qualsiasi spiegazione, rendendo l'attraversamento affascinante ma terribile)  si entra  "in un purgatorio dove trovavi tutte le cose perse e dimenticate”.
Per questo i personaggi, la loro psiche, pur essendo ancora più devastati, sono ancora più ricchi, brillano. 

La narrazione è tutta giocata sui binomi. Presente - passato (i flashback sono letali per il vostro cuore, non solo per la testa stavolta) ed è chiaro che un altro binomio sia responsabilità - conseguenze (da lì le poche risposte che avremo o ci sembrerà di ottenere).
Reale - irreale, umano -Area X. 
Ma il cerchio si chiude perfettamente. Perché le parole che risuonano nella mente di chiunque sono contaminazione, infestazione, ibridazione. 
L'uomo, la sua scelta, sono il completamento perfetto dell'Area X.


"Perché, dopo averla rinviata in così tanti modi, credo che la mia trasformazione sarà più radicale del previsto, che potrei diventare davvero qualcosa di simile alla creatura lamentosa. A quel punto vedrò la luna vera?"
Penso che Shame! (con tanto di vecchia zittella che mi suona il campanello dietro mentre vengo smascherata) dovrebbe essere il nome della rubrica e basta.
Niente haul, niente acquisti. Shame! Limpido. Cristallino.
Il fatto è che mi lamento un sacco ma alla fine mi ritrovo libri su libri su libri. Come succeda non lo so (oooh, si che lo so!)
Andiamo con ordine?


Durante la vacanza a Dublino ho visto parecchie librerie. Per me Dublino è bella per questo: libri su libri, tra biblioteche vecchissime, collezioni maestose, librerie in cui intrufolarsi e birra. Insomma, una tra le tante è la Winding Stairs. Adorabile. Attraversate L'Ha Penny Bridge e ve la ritrovate davanti, incastrata. 
Avrei comprato volentieri qualsiasi cosa. L'atmosfera da libreria che ti coccola mi aveva già stregato (il mini frigo con in fresco le bottiglie di vino!), ma alla fine ne sono uscita con dignità (e un'immancabile borsa di tela).
Goblin Market stazionava nella mia wishlist di aNobii da parecchio tempo. Check. 
In realtà poi ero indecisa. A forza di sentir parlare di Swift ovunque avrei portato volentieri via con me quel pezzetto di Dublino, ma alla fine Coleridge ha avuto il sopravvento con Well they are gone and here must I remain. 
Roba allegra e tranquilla mi dicono.

Poi c'è stato il Lucca Comics. Sono rimasta fedele alla mia wishlist (complice il fatto che a breve dovrò cibarmi di cellulosa altrimenti), e ho preso Safari Honeymoon (che ho già letto, giuro che ne parlo magari, ma va processato, se avessi preso dei funghetti vi giuro che sarebbe stato uguale) e poi ho fatto un salto alla Mammaiuto. Ecco, ho preso l'antologico, e va bene, ma ho preso anche il terzo volume di Mooned. Lo so. resistenza 0.



A mia discolpa posso dire che mi è stato regalato. 
Devo veramente dire qualcosa al riguardo? 


Ovviamente. È andata così: il mio libraio mi ha detto che era arrivato mentre ero via e me lo aveva tenuto da parte. Ci ho pensato un pochino (due secondi). Comprato.
Siccome devo terminare Insomnia ormai aspetto. Sono già abbastanza esaurita per conto mio.


Se Annientamento era un delirio impreciso ma letale con lo scopo di tagliare i vostri ponti con ciò che conoscete Autorità riesce a mettervi di fronte tutto ciò che pensate di conoscere, mostrandovi con una chirurgia malsana che in realtà non ne sapete proprio niente.
Il secondo capitolo della Southern Reach trilogy è una performance grottesca, quasi un capolavoro uscito de La Fura dels Bauls, una danza inquietante intorno a un fuoco terribile, senza proiettare alcuna ombra. E la performance è quella della presa di coscienza dei rischi e delle volontà perdute nell'Area X. 
Due sono i protagonisti di una tragedia annunciata: Controllo e la Southern Reach (di cui è il è il nuovo Direttore). John Rodriguez se viene chiamato così lo capite da soli, un motivo c'è, ma in realtà (d'altronde, banale a dirsi, ma niente è come sembra) di Controllo ne ha ben poco. L'agenzia governativa che si trova a dirigere è impenetrabile e piena di segreti tanto quanto l'Area X. Poche cose, e quelle poche o apparentemente insignificanti o terribili oltre la soglia della sopportazione, Controllo (con le sue paranoie, la sua ricerca impossibile della tranquillità, la sua ingenuità) si troverà ad affrontare un mostro con due teste, entrambi troppo micidiali. 


"Però questa cosa indefinita che sembra volerti distruggere non ha un capo con cui negoziare, nessun obbiettivo dichiarato". 
Controllo inciampa e cade continuamente, viene manipolato e si lascia manipolare. L'ignoto ha il coltello dalla parte del manico, ed è chiaro fin dall'inizio che la ferita sarà letale.
Ed esorcizzare l'ignoto è impossibile. Ciò che si ottiene è solo una brutta sensazione, la voglia irrefrenabile di lavarsi le mani, fuggire via, pensare al passato. Ma è molto più che una semplice compulsione.
L'Area X, come del resto la Southern Reach, è un organismo vivente, subdolo, e sopratutto devastante per il corpo e per la psiche. Il mondo vive in una bolla, la realtà è troppo crudele, i segreti troppo pesanti. L'aria manca fuori così come oltre il Confine. 
Le teorie si accumulano e i fascicoli sembrano inutili quando si affronta il fascino intraprendente di qualcosa che ti attira sempre più a sé, qualcosa che ti confonde, tutto ti distrae dall'obbiettivo.
"Be', dipende dai soffitti alti, no? Vedi cose che non esistono. E le cose che vedi sembrano altre cose. Un uccello può essere un pipistrello. Un pipistrello può essere una busta di plastica che vola. Così va il mondo. Vedi una cosa per un'altra. Uccelli-foglie. Pipistrelli-uccelli. Ombre fatte di luci. Rumori accidentali che sembrano più significativi. È sempre così, dovunque vai."

Le realtà sono molteplici, i fatti inesatti. I finali sconcertanti. La vegetazione è sempre più fitta.
Ne avete sentito parlare fin troppo? Bene! Perché se vi hanno già assillato con "Annientamento" hanno fatto solo il loro dovere, e io sono qui giusto per rincarare la dose. 
La Southern Reach Trilogy, ormai conclusa da Jeff Vandermeer lo scorso anno ha messo radici (mai termine potrebbe essere più adatto) anche da noi, ed entro settembre potremmo ammorbare la nostra mente con le meraviglie e i segreti raccapriccianti nascosti nell'Area X.



Perché in pratica abbiamo queste donne, quattro, di cui conosciamo solo le mansioni all'interno della missione (la biologa, la psicologa, l'antropologa e la topografa) che vengono spedite da un'agenzia governativa segreta (la Southern Reach appunto) a indagare sulle realtà in continua evoluzione nell'Area X, un'area dove solo un elemento riesce a regnare veramente: la natura. 
Il risultato è un romanzo che vi farà mancare il fiato, leggerlo senza nessuna interruzione sarebbe letale e basta. Quello che Vandermeer ha chiamato infatti genere "New Weird" è un senso del meraviglioso maestoso e orrorifico, un salto dentro le menti più squilibrate ma tenaci. 
Ma in Annientamento ci viene offerto molto di più. Abbiamo la possibilità di subire una metamorfosi. Attraverso gli occhi della biologa proveremo cosa davvero significhi essere un essere umano, e al contempo, cosa possa essere o diventare tutto il resto, compresi noi stessi. In un ambiente completamente anarchico la comprensione umana, le sue conoscenze, le sue regole, sono solamente tentativi fallaci rivolti verso qualcosa che è semplicemente oltre qualsiasi capacità che potremmo mai avere. E non solo l'ambiente è completamente assurdo, pieno di inesattezze e misteri, ma nasconde apparentemente orrori striscianti che riusciranno sicuramente a posare su di voi i loro molteplici occhi. 
Cosa può fare l'essere umano di fronte a tutto questo? Affidarsi ai propri sensi? Ma cosa succede quando i nostri sensi non sono più sufficienti? Quando tutto è troppo luminoso, diverso, ibrido? Quale vantaggio può avere avere una persona nei confronti di una contaminazione perfettamente sensata ma allo stesso tempo completamente sconosciuta? 
"Non c'è guadagno nel rischio"? La biologa, con il suo microscopio, il suo passato, proverà ad afferrare e a toccare con mano quel presente in continua evoluzione, a segnare punti sulla sua mappa. Ma cosa accade quando poi anche le certezze vacillano?
Perché "In fondo cos'era una mappa, se non un modo per mettere in luce alcune cose e renderne visibili altre?"

Vandermeer riuscirà a farvi abbracciare un intero mondo con lo sguardo facendo un uso sapientemente meschino delle parole. Riuscirà a  farvi sentire il rumore del vento in un canneto ma anche a farvi vedere le più minuscole creature mai viste, le loro piccole zampe le sentirete sulla pelle. 

Vi dico solo che a metà lettura ho guardato i mio ragazzo dicendo "Mi sento gli occhi pieni di roba verde".
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