Se avete voglia di leggere qualcosa per sentirvi immensamente disturbati questo è giusto quello che fa per voi.
"Le ragazzine stanno perdendo il controllo. La società le teme. La fine è azzurra" (che noi per ovvi motivi chiameremo "Le ragazzine") è il fumetto che Raticher ha pubblicato quest'anno tramite il progetto PRIMAOMAI. Ovvero, sono state preordinate 1100 copie nel mese di giugno (600 delle quali sono state distruibuite a SaldaPress e GRRRzetic e a diverse librerie). Vendute queste copie l'opera non sarà più ristampata.
Le ragazzine è semplicemente opprimente. È la storia di una di quelle amicizie palesemente malate, dettate da dogmi e da ossessioni nocive. Motta, impacciata e insicura, e Castracani, malevola e fin troppo estroversa. Il loro passatempo preferito sono gli esami clinici (quasi sempre inutili).
La situazione è già, beh, diciamo insolita, di per sé. O per meglio dire, frastornante. Due ragazzine ribelli, legate da un rapporto impari e del tutto malato che passano il loro tempo trovando l'estati e l'appagamento nel farsi delle TAC.
La stessa esistenza di queste ragazzine è violenta, sbagliata, sporca. La società le teme perché vivono in un mondo non accettabile, scorretto, insano. Ed è tutto questo che appunto provocherà una rottura nel loro rapporto, un'allontanamento fatto per il bene comune, che porterà poi ad una "fine azzurra".
Se vi dicessi altro non farei altro che spoilerarvi tutto quanto, quindi voglio solo spiegarvi il motivo principale per cui questo fumetto merita tutte le vostre attenzioni.
Come ho già detto due o tre volte a questo punto il tema è di per sé un tema violento. E proprio per questo potrebbe apparire banale e scontato, ovvio nelle sue evoluzioni e nelle sue scene più cattive. Forse tale potrebbe essere se Ratigher non ci avesse messo del suo.
Il tratto è grottesco, la regia energica e insidiosa. Ma l'attenzione principale, così come annunciato nel titolo, è data al colore. Non sono la fine è azzurra, ma tutto questo fumetto si basa su una scelta cromatica basata sull'emotività. Il motivo principale per cui la storia è disturbante e cattiva non è l'amicizia tossica, la cattiveria di Castracani o un'adolescenza ribelle, è l'uso che Ratigher fa del colore. Non ci sono mezze misure. O meglio se ci sono, troverete infatti un verde pallido e noioso, è perché devono esserci. Nel mezzo di un'esistenza ai limiti della ragione un colore tenue è quello che il ribelle definirebbe una quotidianità noiosa. Così come un rosa agli occhi di un rosso è un debole.
Il mondo offensivo delle ragazzine è fondato su colori acidi, violenti, sgradevoli come le loro intenzioni. A me, da brava psicotica quale mi ritrovo, è immediatamente balzato alla Kandiskiy che dice che il colore influenza l'anima. Qui ci siamo quasi, ma in un rapporto ben diverso.
Ma la lettura non è, comunque sia, ovvia. Arrivati in fondo al fumetto dovrete concedervi un bel respiro e pensare davvero a quel titolo così prepotente, e al suo significato. Pensare alle ragazzine e a quella società. Sopratutto, all'azzurro.
Fino a esaurimento scorte trovate questo splendido fumetto qua. Dai, su (e lui lo abbiamo trovato al Lucca Comics ed è carinissimo. Ah, ve l'ho detto che ora sceneggia Dylan Dog? E che potete leggere aggratis Trama e Sbadiglio nero qui?).