14.2.14

Recensioni #4, big books, great expectations.

"Great expectations" soddisfatte meravigliosamente. Io adoro i big books, non mi spaventano affatto (io non capisco, mica dovete masticarla la carta no?), anzi, mi danno un grandissimo senso di onnipotenza. Ovviamente quando poi mi trovo a leggere 900 pagine di sciocchezze e roba insulsa quello che mi viene è un'esasperazione ineffabile, ma in questo caso sono andata "sul sicuro".
I due big books letti (con calma visto che la sessione invernale è durata nella mia testa più o meno quanto il viaggio verso il pianeta delle scimmie) sono stati gustosissimi e bellissimi. Due libri molto diversi, "I tre moschettieri" di Alexandre Dumas e "The Dome" di Stephen King, unica cosa in comune appunto, la taglia XL. Per questo son qua a dirvi, comprate questi due mattoni e dateci dentro.

Partiamo da "The Dome" che ho terminato per primo. Partiamo dal dire che, me ne pento amaramente, ho posticipato molto la lettura di quest'opera perché, e qui il mio pentimento sale vertiginosamente, ho dubitato del mio amico Stephen King. Come ho potuto dubitare di uno dei miei autori preferiti? Non ne ho idea. O meglio, ne ho idea. Leggendo la trama mi aspettavo qualcosa di un po' moscio, lontano dal King che amo io, qualcosa di banalotto e un po' melenso anche. Assolutamente no.
The Dome è lo Stephen King de "L'ombra dello scorpione" e di "Cose preziose" come non mai. Non raggiunge l'epicità del primo né la sottigliezza del secondo (ma d'altronde "Cose preziose" era meno sci fi e più male puro), ma sicuramente si erge alto e magnifico.
Come la Cupola. Quella che porta tutti quanti sull'orlo della crudeltà e della disperazione, la causa di un risveglio corale di emotività e personalità immense. Ragazzi, poi stiamo parlando di Stephen King, l'unico scrittore che davvero sa gestire più di venti personaggi senza cadere in sciocchi errori o in banalità. Di fatto se la cupola è il male ancora una volta ci rendiamo conto che il male alberga sopratutto nell'uomo, nelle potenzialità umane. Io credo di non aver odiato nessuno ultimamente (nei romanzi s'intende), quanto Rennie. E di non aver adorato nessuno quanto Rusty o Dale Barbara (Baaarbie). Per non parlare di Julia. O di Norrie. E potrei continuare. Sebbene la motivazione per cui la Cupola è caduta giù dal cielo possa apparire immediata le sfumature che la motivazione concerne sono orripilanti e incredibili. Lo spettro di personalità che viene offerto in questo romanzo è favolosamente immenso, meraviglioso. Sebbene ogni tanto non sia sufficientemente incalzante (ma non per questo noioso) trama e intreccio ti buttano giù nella Cupola e ti fanno sentire tutto quanto. Non leggerete un distopico, leggerete un'esperienza meravigliosa e terribile. Qualcosa che ha appunto rovesciato le mie aspettative di banalità e frivolezze, perché di banale non c'è nulla, e di frivolo anche meno. Non lasciatevi ingannare infatti da un'attesa sensazione di claustrofobia, perché la claustrofobia è il male minore di una situazione dove manca l'essere umano vero. Ah, e per dire, questo romanzo era stato abbozzato da King nel '76, quindi si tratta di vero e puro King, pulito, immenso e terrificante.

Il secondo romanzo è il classico "I tre moschettieri", iniziato per merito del gruppo di lettura di Ilenia.
Anche in questo caso, pentimento. Non avevo mai letto niente di Dumas. Comunque sia. Vogliamo parlare di quanto sia meraviglioso? Di quanto sia avvincente? Di quanto i suoi personaggi siano assolutamente perfetti? Ok, sono tutte qualità del romanzo d'appendice, ma, romanzo d'appendice o meno, inesattezze storiche o meno, quest'opera è fantastica. D'Artagnan così intraprendente, Athos così meraviglioso (ragazzi, Athos è qualcosa di indecentemente irraggiungibile), Milady (non dico nulla, non dico nulla), Costance che è una di noi. Devo continuare? Il legame che si crea con questi personaggi durante la lettura è orrendamente stretto. Le ultime trecento pagine sono volate via tra veri commenti a voce alta (che non riporterò, visto che alcuni sono stati parecchio volgari). La prosa avvincente crea quello che davvero ti porta a vivere quest'opera. Un'avventura. Ve lo assicuro, vivrete un'avventura fantastica, ricca di aneddoti meravigliosi, intrighi e alla fine sarete davvero dispiaciuti, e sorpresi, perché sarete davvero feriti e meravigliati. Non voglio aggiungere molto proprio perché credo che sia un libro davvero da godersi dalla prima fino all'ultima pagina, quando tirerete un sospiro e vi chiederete come dovrete prendere tutto quello che vi è accaduto.
Ah, mi sono scordata di aggiungere una cosa. Questo libro contiene una delle citazioni più belle, e da me più sentite, visto che ho "testato" la cosa: "D'Artagnan tornò a casa di corsa e, sebbene fossero le tre del mattino passate e dovesse attraversare i quartieri più malfamati di Parigi, non fece nessun brutto incontro. Si sta che esiste un dio per gli ubriachi e gli innamorati."